Commento al vangelo di domenica 14 aprile 2024

Il vangelo di questa domenica ci mostra una situazione molto comune anche oggi. Si può credere al messaggio di Cristo, pregarlo, dire di amarlo, ma in fondo non aver fede nel fatto che lui sia risorto, vivo, operante nel qui e oggi della nostra storia.
Gli apostoli lo avevano seguito per anni, condividendone la vita e sperando che sarebbe stato lui a liberare il popolo di Israele. Cristo era diventato il loro centro affettivo. Eppure di fronte al Risorto ciò che prevale è l’incredulità. L’evangelista Luca lo mostra in un modo persino ironico quando Gesù è costretto a chiedere qualcosa da mangiare per dimostrare di non essere un fantasma ma un uomo in carne e ossa. Dopo aver mangiato il Signore apre loro la mente all’intelligenza delle Scritture, mostrando che quanto gli è accaduto – una disfatta agli occhi degli uomini – è il compimento di una promessa antica: con la croce e la risurrezione Dio fa irruzione nel mondo, inaugurando “cieli nuovi e terra nuova”.
È lo stesso per noi. Finche non facciamo l’esperienza di Cristo risorto possiamo dire di credere in lui ma in fondo lo cerchiamo “tra i morti”, riducendolo nel migliore dei casi a un Dio lontano, che magari ci ama, ma non è davvero presente nelle vicende della nostra vita e del mondo. Dobbiamo invece riscoprire la risurrezione come il cuore dell’annuncio cristiano che continua a raggiungerci: Cristo risorto è presente, abita in mezzo a noi, continua a incontrare le persone e attraverso di esse a cambiare il mondo.
Don Davide

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 7 APRILE 2024

Quello che il Risorto dice ai suoi amici, incontrandoli dopo gli eventi drammatici della sua morte e risurrezione, lo dice ai discepoli di tutti i tempi, quindi anche a noi.
“Pace a voi”, innanzitutto. La parola “pace” va riscoperta, non solo per il fatto la troviamo a più riprese nei racconti della risurrezione, ma anche perché, stando al Nuovo Testamento, è una delle parole più descrittive dell’esistenza cristiana. Chi incontra Cristo continua a vivere le vicende del mondo, ma con la consapevolezza che lui è con noi e ha vinto il male e la morte. Questo non toglie la drammaticità dell’esistenza ma consente di vivere dentro un orizzonte che dà senso e speranza al vivere.
In secondo luogo, Gesù nello stesso episodio invia i suoi discepoli nel mondo a portare un messaggio di riconciliazione per tutto e per tutti. Il cristiano è mandato da Cristo stesso nelle strade del mondo, nelle nostre famiglie, nel quartiere, negli ambienti di studio o di lavoro per esser portatori di quell’amore che rinnova il mondo.
Infine nello stesso episodio si dice che Gesù dona lo Spirito Santo, cioè la vita stessa di Dio che abita in noi e ci rende una cosa sola con la comunità dei credenti.
Anche noi, come Tommaso, possiamo fare questa esperienza di Cristo risorto solo stando nella comunione di coloro che credono in lui e a lui riferiscono tutta la loro vita. Don Davide

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 24 MARZO 2024

Stare davanti alla croce: questo è il senso della settimana santa. Chiunque noi siamo, qualunque sia la nostra storia e la circostanza che stiamo vivendo, guardiamo la croce.
È lì che Gesù rivela chi è Dio. Poco prima di essere catturato ha detto: «Quando sarà innalzato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Questa affermazione dice il senso della morte in croce. Gesù dà tutto se stesso e si rivela come misericordia. Il suo cuore aperto diventa simbolo di un amore pieno e definitivo. Nel cuore di Gesù aperto dal colpo di lancia c’è spazio per ognuno di noi, per tutto ciò che siamo, per le nostre storie, le nostre speranze e le nostre croci.
Perciò il vero discepolo di Gesù è innanzitutto uno che si sente amato “fino alla fine”, come dice il vangelo di Giovanni.
Con la sua croce e risurrezione Gesù dà anche inizio a un mondo nuovo. Il costato aperto diventa il segno più eloquente che ormai la sua esistenza è completamente “aperta”. Ora egli è completamente “per l’uomo”. Non è più solo un singolo, ma è il “nuovo Adamo” dal cui fianco viene formata la “nuova Eva”, cioè l’umanità nuova. Parlando dell’acqua e del sangue che fuoriescono dal costato Giovanni fa riferimento ai sacramenti cristiani del battesimo e dell’eucaristia, e tramite essi alla chiesa, segno e strumento della comunione tra Dio e gli uomini. Cristo è l’inizio di un movimento nel quale l’umanità divisa viene riunita in un solo corpo.
Don Davide